SERVE UN BILANCIO SOCIALE PER LA FONDAZIONE LATINA 2032
Un nuovo patto tra istituzioni e cittadini: rendere visibili scelte, effetti e responsabilità per costruire il futuro di Latina. Per costruire fiducia, trasparenza e valore pubblico.
A Latina, abbiamo già avuto a che fare con una Fondazione. Solo nel 2010 la Fondazione Palazzo della Cultura di Latina (nota come Fondazione Teatro) fu posta in liquidazione dopo anni di difficoltà amministrative e polemiche. Il commissario prefettizio esaminò i conti dell’Ente e constatò saldi in grave rosso, disponendo la chiusura e la messa in liquidazione. Quel fallimento su tutti i fronti - con debiti accumulati e fiducia tradita - è un monito da non dimenticare: dimostra che senza trasparenza preventiva la collettività scopre i problemi solo quando ormai è troppo tardi. Un progetto culturale di quella portata sarebbe dovuto essere accompagnato da rendicontazioni pubbliche chiare (all’epoca non era necessario), in modo da intercettare per tempo eventuali criticità e coinvolgere la cittadinanza nelle scelte. Ma così non fu.
Ci troviamo adesso di fronte ad una esperienza profondamente diversa: la Fondazione Latina 2032 istituita per legge dello Stato il 7 agosto 2024 per commemorare i primi cento anni della città, è pensata proprio come soggetto speciale di partecipazione, che unisce Stato, enti locali e territorio. La legge istitutiva stabilisce infatti che la Regione Lazio, la Provincia, il Comune di Latina e vari soggetti pubblici e privati - incluse le Università - possono aderire alla Fondazione sia come fondatori che come semplici partecipanti. Sarà quindi un ente di diritto privato, dotato di autonomia, ma con controllo pubblico. Per questo lo stesso testo di legge chiarisce che la Fondazione resta «sotto la vigilanza dei Ministeri della Cultura e dell’Economia».
Il perimetro culturale e territoriale di Latina è esplicitamente al centro del progetto. Gli atti parlano di esaltare il «patrimonio storico-culturale» dell’area pontina, valorizzando gli elementi che fanno di Latina un caso unico: l’architettura razionalista del suo centro storico, l’eredità della bonifica integrale, le storie di immigrazione e accoglienza. L’obiettivo dichiarato è riconnettere il filo della storia locale e utilizzare questa memoria per far da propulsore allo sviluppo futuro del territorio. Su queste basi - memoria e innovazione - la Fondazione è chiamata a programmare eventi, mostre, restauri, percorsi didattici e altre iniziative che diano concretezza a questo sguardo verso il domani.
Serve un patto di fiducia, un contratto narrativo tra chi gestisce e chi osserva, tra chi decide e chi partecipa. Bisogna assumersi in toto la responsabilità di quello che viene organizzato, delle tesi che vengono sostenute. Questo se vogliamo che l’esperienza di questa Fondazione non ci ricordi da vicino l’esperienza dell’altra Fondazione, quella del Teatro. Lo dice anche lo Statuto stesso, votato di recente dal Consiglio comunale di Latina, all’articolo 2 dove si parla chiaramente di valutare l’impatto delle iniziative. Si parla poi di sostenibilità, di inclusione e di accessibilità.
Parlare di bilancio è sempre distanziante. Sembra un materia ostica, difficile da comprendere, riservata a pochi esperti. Sicuramente è costruito con un linguaggio tecnico e sostenuto da innumerevoli leggi, decreti, sentenze che contribuiscono a renderlo opaco e lontano. Una distanza che, in democrazia, può diventare pericolosa: perché incentiva la delega in bianco, l’apatia, la non partecipazione. Eppure, il bilancio non è altro che uno strumento di programmazione. E programmare è un esercizio quotidiano che tutti fanno. Si programmano vacanze, impegni, spese. La programmazione rende il processo più lineare, aiuta a dare un ordine e un senso alle azioni.
Le programmazioni si possono scrivere in tanti modi. Il bilancio sociale non è altro che una programmazione condivisa, e questa è la sua forza. Mentre il bilancio economico-finanziario descrive numeri e transazioni, il bilancio sociale racconta perché, per chi e con quali effetti si agisce. Il bilancio sociale è una forma di rendicontazione pubblica che affianca ai numeri i significati. Non si limita a dire quanto è stato speso, ma spiega perché, per chi e con quali risultati. È uno strumento che rende visibili le scelte e gli effetti prodotti sul piano sociale, culturale, educativo, ambientale.
In concreto, il bilancio sociale della Fondazione Latina 2032 dovrebbe raccontare in modo chiaro e accessibile le attività svolte durante l’anno, spiegando come sono state impegnate le risorse pubbliche e private a disposizione. Dovrebbe mostrare in che modo sono stati coinvolti i cittadini, le scuole, le associazioni e le istituzioni del territorio, chiarendo il grado di partecipazione effettiva e non solo formale. Dovrebbe inoltre aiutare a comprendere quali effetti concreti siano stati prodotti nel tessuto locale: chi ha potuto accedere agli eventi, quali realtà hanno trovato nuove opportunità, quali relazioni sono nate, cosa è cambiato nei quartieri o nella percezione collettiva. Ma soprattutto, dovrebbe dichiarare con onestà ciò che si intende fare nel futuro, riconoscere eventuali criticità emerse e assumersi impegni misurabili e verificabili.
Insomma, una programmazione che non resta chiusa nei cassetti, ma si apre al confronto pubblico e alimenta una responsabilità condivisa. Perché il bilancio sociale non è solo una vetrina, ma uno spazio al dialogo: una scrittura collettiva di ciò che una comunità sceglie di fare con le proprie risorse. Il bilancio sociale è la chiave per riuscirci. Perché raccontare significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si fa. Solo così la Fondazione potrà essere davvero uno strumento condiviso, trasparente, generativo. Solo così Latina potrà trasformare i suoi cento anni in un punto di svolta duraturo per tutto il territorio pontino.