LATINA, CITTÀ DI FONDAZIONE: OLTRE LA RETORICA DI FINZIONE
La città costruita dalla fatica di molti è diventata una cartolina nostalgica, tra compleanni sbagliati, retorica di regime e la memoria dimenticata di chi l’ha davvero creata.
C'era una volta Littoria, città di fondazione, nata nello spiazzo meno fangoso delle Paludi Pontine circostanti, epicentro di un’opera di bonifica mastodontica, prima tentata dal capitalismo nittiano, da imprenditori come Clerici1 e poi realizzata con lo sforzo centralizzato dello Stato. Una città, mai un borgo rurale, che si è poi chiamata Latina. Cresciuta tra la retorica di chi la finanziava e il sudore di chi l'ha costruita e vissuta davvero. «La pupilla del Duce»,2 la chiamavano. E a qualcuno piace chiamarla ancora così: pupilla, prediletta.
La nostra città oggi festeggia 92 anni grazie anche ad una maglia della squadra di calcio (serie C)3 che sa di cartolina nostalgica: un dipinto di Sibò,4 scolorato in fase di stampa, e la scritta LITTORIA sotto al colletto. Una festa che celebra l’estetica di regime, e lo fa scomodando il futurismo di provincia, creando un prodotto perfetto per collezionisti di fascisteria. È la stessa festa che tanti, tantissimi anche a sinistra, continuano a confondere con il 18 dicembre: non la Fondazione di Littoria, né la nascita di Latina. Il 30 giugno la Fondazione di Littoria, il 25 maggio 1944 il giorno della Liberazione della città da parte delle forze alleate, in cui viene messa una simbolica prima pietra per il cambio di nome, con Littoria che diventa già Latina. Ma il giorno dell'inaugurazione di Littoria, il 18 dicembre appunto, che per Mussolini divenne ben presto la Giornata della Fede Fascista.5
Nei primi anni ’50 poi arriva l’atto decisivo che ci condanna ancora oggi: una delibera voluta da Vittorio Cervone, sindaco democristiano, che riconosce ufficialmente il Natale di Latina proprio il 18 dicembre.6 Perché scegliere quella data? Un compromesso politico, una moneta di scambio con un elettorato che si spostava dalla votazione missina al voto sulla DC. Tutta politica, poca memoria.
Ma cosa c'è da festeggiare?
Festeggiamo una città che, il giorno della sua inaugurazione, non era nemmeno finita. Impalcature, baracche, sabbia e paludi ancora da prosciugare. Gente che si ammalava di malaria, ma per morire doveva andare fino a Velletri.7 L’illusione di una città perfetta, addirittura redenta, mostrata al mondo come il gioiello della Bonifica, che però era solo scenografia. Propaganda allo stato puro. Oggi celebriamo quella bugia di Regime, la fissiamo in una maglia, la trasformiamo in merchandising. Una festa che non guarda alla città vera, alla gente che l’ha riempita di vita e di fatica. Cosa che aveva fatto già il primo Sindaco repubblicano della Città, Fernando Bassoli, già dal suo discorso d’insediamento,8 ma che la città sembra aver dimenticato. Perché c’è ancora chi pensa a quel Regime famigerato, con il discorso dell’allora Duce scolpito sulla pietra, durante gli anni 90 dal sindaco ex repubblichino, a fare bella mostra sul balcone che, ancora oggi, è del «discorso di Mussolini».9
Perché la verità è un’altra: questa immagine che si vuole restituire di Littoria è il simbolo della retorica farlocca legata alla fertilità della terra e alla fecondazione e gestazione materna. Solo a Latina è possibile che qualcuno possa immaginare l’enorme stronzata che una città prima sia concepita e poi nasca. Un mito spacciato come “naturale”, con le sue immagini di campi rigogliosi, donne madri e uomini eroi. Ma dietro tutta quella retorica ci sono le schiene spezzate di braccianti e operai, provenienti da tutta Italia, e dalla fatica dei coloni che vennero quasi-deportati dal Veneto e dal Ferrarese. Proprio quelli che la terra l’hanno fatta respirare davvero. Nessuno li celebra, nessuno li ricorda. Invece ancora festeggiamo le pietre e i nomi sbagliati.
Un'altra narrazione è possibile
Antonio Pennacchi ce l’ha dimostrato con Canale Mussolini e con tutte le sue opere: oltre il mito, c’è una realtà da tenere in considerazione. Pennacchi ha strappato la città dal racconto fasullo della scenografia di regime, spostando il fuoco dell’obiettivo sulla folla, sulla gente comune. Sì, è vero. Insiste forse un po’ su Cencelli, il burocrate della prima pietra, il fissatore di questa retorica che oggi quasi ci soffoca. Parla anche di Mussolini, il padre putativo che prima disconosce e poi accetta e coccola. Per la prima volta però, riesce anche a prendere in giro, sulla moto a fare sempre avanti e indietro sull’Appia a provare a restituire la sua creatura alle paludi vista l’opera dei suoi successori democristiani e missini.10 D’altronde l’aveva provata a far risommergere alla fine della guerra: se non può più essere mia questa terra, non può essere di nessuno. Il Padre padrone. In tutta la sua retorica patriarcale. Ma al centro di tutta l’opera pennacchiana, ci sono per la prima volta i veri Giganti, che, come dice lui, sono i contadini, i braccianti, gli operai. Quelli che hanno costruito Latina pezzo dopo pezzo, sudore dopo sudore.
È così che lo scrittore Premio Strega 2010 ha iniziato a smontare la retorica di Regime, avendo il coraggio di rimaneggiarla, mostrando come il giorno dell'inaugurazione Littoria non fosse ancora compiuta. La città era un cantiere aperto, un’illusione. Eppure, la folla c’era, magari costretta dai gerarchi e dai militi, quella stessa folla che Pennacchi ha fatto parlare e camminare per la prima volta. La folla degli ultimi, dei vinti, delle storie cancellate che abbiamo cercato di riportare alla luce con L’Altra Storia di Latina.
Pennacchi non si è fermato alla superficie, ha iniziato a scavare dentro la terra della bonifica, non nascondendo alcuna contraddizione e l’ha restituita a chi ne ha diritto. Ha dato voce a chi la storia l’ha subita e costruita insieme. Una vera e propria contro-storia, dove la città non è più il simbolo di un regime, ma il risultato di uno sforzo collettivo, di un conflitto che non si è mai potuto consumare davvero. Una operazione che oggi ha permesso di liberare ogni energia, di allargare ancora di più il raggio degli studi.
Latina è stata creata dalla fatica umana, non dalla propaganda. E questa è la storia che dovremmo raccontare. Non quella delle maglie, dei cimeli e dei compleanni sbagliati.
Il futuro: tra idee chiare a destra e il vuoto a sinistra
Mentre la Fondazione Latina 2032 è ancora ferma, un atto amministrativo che vaga tra le stanze del Ministero della Cultura, le premesse per il Centenario sono già chiare: idee tanto pericolose quanto precise a destra, idee confuse e divisioni a sinistra. La destra sa come celebrare la città per dar seguito ad una operazione egemone a livello culturale, riavvolgendo il nastro della memoria fino a Littoria. La sinistra non sa nemmeno come far inceppare quella macchina della nostalgia che la stritola.
Intanto la fascisteria cresce. Chiamo così i sedicenti studi sul fascismo, quelli che, invece di storicizzare e contestualizzare, si limitano a collezionare. Cimeli, libri rilegati, tazze e magliette: un mercato florido per chi vuole tornare alla Littoria che fu. Un futuro che rischia di essere peggiore del presente, sovrastato da un passato rimaneggiato per piacere ai nostalgici.
Meritiamo di meglio
Latina è stata Littoria, per una piccola parte della sua storia. Nessuno lo nega. È stata pure Cancello del Quadrato.11 Anche lì, l’intervento delle Società Anonima Bonifiche Pontine influenzò le attività almeno fino al 1928.12 E chissà cos’altro questa città diventerà in futuro. La città ha una storia quasi centenaria di lavoro, di migrazioni, di conflitti. Una storia che merita di essere raccontata per intero con onestà, senza scenografie o maschere. Con tutte le sue contraddizioni. Festeggiare il 18 dicembre è scegliere cosa vogliamo ricordare.
E la verità è che questa città non merita la fascisteria. Merita di ricordare le proprie origini senza censure di ogni genere, ma senza nemmeno le strizzate d’occhio, le mosse di marketing. Il materiale che tocchiamo, ogni volta, è ancora radioattivo. E dobbiamo poter iniziare a pensare al nostro futuro con serenità e visione.
F. Moriconi, La sfida del Clerici. La fallita bonifica capitalista dello stato fascista in Agro Pontino, Lucca, Tra le righe libri, 2020.
F. Moriconi, Al limitare della palude, Lucca, Tra le righe libri, in corso di stampa.
A dire il vero, secondo la bibliografia, Mussolini aveva più di una pupilla/prediletta, un piccolo elenco: M. Pacelli, Cinecittà. La pupilla del Duce, Roma, Graphofeel, 2021 - M. Griner, La pupilla del duce: la legione autonoma mobile Ettore Muti, Torino, Bollati Boringhieri, 2004 - E. Rossi, La pupilla del Duce, l’OVRA, Parma, Guanda, 1956 (I ed.) - C. Bruni, Littoria, la prediletta del Duce, Latina, Ego Edizioni, 2015.
C’è il servizio di Sky, ma ci sono anche link di diversi siti: https://www.tuttocampo.it/News/1709805/serie-c-girone-c-il-latina-festeggia-92-anni-stasera-in-campo-con-una-maglia-celebrativa
A riportare in auge Sibò, paradossalmente, l’unica giunta non di centrodestra dal 1990 ad oggi, quella guidata dall’ormai ex Sindaco Damiano Coletta. Qui una presentazione della mostra, con gli interventi dello stesso Coletta, dell’allora assessora alla cultura, Antonella Di Muro, e del curatore della mostra, Francesco Tetro: https://www.futur-ism.it/esposizioni/Esp2017/ESP20171216_LT.html
La Giornata della Fede Fascista, nota anche come Oro alla Patria, in cui gli italiani davano le loro fedi perché lo Stato Fascista potesse far fronte alle sanzioni ONU in seguito all’invasione dell’Etiopia: https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/Ottant_anni_fa_l_oro_alla_patria.html
L. Cardarelli - M. Ferrarese, I giorni di Littoria, dal ‘32 ad oggi, Velletri, Vela editrice, 1978, p. 193. Cito dal testo: «Il 6 dicembre il Consiglio Comunale discute in merito alla celebrazione del XVIII anniversario della fondazione della città: è la prima volta che Latina ricorda la sua nascita. Il PCI si batte contro una delibera che ritiene nostalgica, il MSI affianca la Giunta ed il Consiglio approva il programma per la celebrazione del 18 dicembre».
A. Pennacchi, Fascio e Martello, Viaggio per le città del Duce, Bari, Laterza, 2008.
L. Pastore, Fernando Bassoli: Primo Sindaco Della Città Di Latina, Latina, Atlantide Editore, 2022. Con il discorso del Sindaco riportato: «Signori Consiglieri, Signori Sindaci, cittadini, è notorio che si taccia la nostra Città di avere avuto natali fascisti, ma voglio trarvi a una considerazione: Littoria, ora Latina, è stata costruita col sudore di operai di tutte le province d’Italia e con capitali forniti in buona parte da Istituti di Previdenza ed Assicurazione che hanno tratto i loro fondi dai contributi gravanti sui salari e gli stipendi dei lavoratori ed impiegati, e sarebbe stato un gran bene che tutti i danari di tali Enti fossero stati così spesi, poiché, come tutti sanno, più tardi servirono a finanziare la guerra, fonte di tutti i lutti e di tutte le rovine. Per somma ventura, le cannonate hanno demolito le orme ricordanti la dittatura, e se le opere ora rinascono è per virtù del libero lavoro di maestranze democratiche in libere Camere del Lavoro. Bando al passato! Latina è sorella di ogni altra Città d’Italia, democratica antifascista e repubblicana e i Consiglieri oggi insediati sono l’espressione spontanea del popolo a garanzia e a difesa della democrazia».
Il Comune di Latina rende anche scaricabile il discorso: https://www.comune.latina.it/dam/jcr:e60eb01c-4722-42bc-aea7-7d136372036d/DISCORSO%20MUSSOLINI.pdf
A. Pennacchi, Palude, Milano, Baldini & Castoldi, 2013.
Un articolo di Antonio Pennacchi e Massimiliano Lanzidei su LIMES: https://www.limesonline.com/rivista/topografia-antica-e-citta-moderna-dal-cancello-del-quadrato-a-latina-gia-littoria-14634063/
Moriconi, Al limitare della palude, cit.
C è il bellissimo discorso di insediamento del primo Sindaco di Latina, Fernando Bassoli.
Sinceramente lo avrei ricordato in questo scritto