UNA CITTÀ SENZA BIBLIOTECA È UNA CITTÀ SENZA FUTURO
Numeri, ritardi e scelte mancate: Latina ha bisogno di una biblioteca che sia il cuore della cultura e non un deposito di libri dimenticati.
A Latina, ormai da tempo, la cultura è una promessa. Un’idea di bellezza che è stata e di benessere che sarà, tra i comunicati stampa e le buone intenzioni di qualche politico o amministratore. Qualcuno ancora dice che la biblioteca - dopo quasi cinque anni - tornerà a funzionare a pieno regime, altri si augurano - a ragione - che si troverà una nuova sede, anche solo per disperazione. C’è anche chi si chiede: la biblioteca è un’infrastruttura culturale o solo un magazzino di libri in attesa di smaltimento?
Una città senza una biblioteca funzionale è una città senza memoria, senza immaginazione, senza spazio pubblico per la conoscenza. Immagino possano comprendere appieno le mie parole, i diversi gruppi di lettura partecipati e attivi di Latina. E che si trovano costretti a girare per locali privati - anche loro meritevolissimi - senza poter avere come punto di riferimento principale il luogo per eccellenza deputato a ciò: la biblioteca/le biblioteche, appunto, che sono nel resto del mondo l’Infrastruttura culturale, con la i maiuscola. Lo afferma molto chiaramente Justin O'Connor nel suo lavoro Culture is Not an Industry, pubblicato dalla Manchester University Press:1 la cultura non può essere solo mercato, intrattenimento, lusso per pochi. È innanzitutto un diritto, e sono proprio le infrastrutture culturali a garantirlo. Biblioteche, teatri, archivi, spazi per la creazione e la fruizione condivisa: rappresentano il sistema nervoso di una comunità. Se non funzionano, la città è paralizzata.
Ma a Latina si ragiona sempre come se la cultura fosse un optional, un orpello. Un nice to have. E invece no: la cultura è un'infrastruttura pubblica, tanto quanto le strade, i trasporti, l’acqua potabile. E una biblioteca che funziona male è come un acquedotto che perde acqua (ah, già abbiamo anche quello). O ancora peggio, che non ce l’ha proprio.

Una Biblioteca incompleta: servizi mancanti e strutture inadeguate
La biblioteca attuale di Latina, intitolata ad Aldo Manuzio, nasce tra gli anni ’50 e ’60. Fin dall’inizio la sua storia è travagliata, con il Centro dei Servizi Culturali e il successivo Consorzio per i Servizi Culturali, il cui percorso è stato un susseguirsi di precarietà e accidenti. Già all’epoca Latina arrancava: nel 1951 aveva 35.187 abitanti, e solo il 10% aveva un titolo di studio superiore alla scuola elementare. Nel 1961 la situazione migliorava leggermente: 49.331 abitanti e un aumento del 12% dei laureati e del 150% dei diplomati. Ma la città cresceva più in fretta delle sue strutture culturali.2
Oggi Latina ha 127.861 residenti,3 ma la sua biblioteca è rimasta sostanzialmente la stessa. Anche in termini di patrimonio librario. Ci sono poco più di 56 mila volumi.4 Meno di un volume ogni due abitanti. E non è mai stato considerato prioritario sviluppare un’infrastruttura bibliotecaria adeguata a una popolazione triplicata. Unica eccezione: la famosa Biblioteca Stirling, sogno di Antonio Corona, sindaco DC anni 70.5 Una delle altre idee di grandezza passate alla storia perché non sono mai state realizzate. Basti pensare che, all’interno della stessa visione, c’era anche l’attuale Palazzo della Cultura.6 Ci vuole poco a immaginare che fine avrebbe fatto anche la Biblioteca Stirling. Eppure, nonostante nessuno abbia mai pensato ad un suo sviluppo, nel 2018 il Comune certificava che la biblioteca era il luogo pubblico più frequentato della città, con 80.000 presenze annue.7 Un dato che avrebbe dovuto/potuto far scattare un piano di rilancio. E invece, niente.
Attualmente, i servizi garantiti al 100% sono la biblioteca per bambini e ragazzi e l’emeroteca. Oltre a qualche aula studio. Il prestito per gli adulti è attivo, ma senza un computer per consultare il catalogo – il che significa che se vuoi sapere se un libro è disponibile, devi utilizzare mezzi tuoi. Altrimenti provi a tirare a indovinare, grazie alla cortesia dell’impiegato di turno. Questo perché i lavori di ristrutturazione vanno avanti da più di un quinquennio, senza una chiara prospettiva di conclusione. Spazi insufficienti, personale in numero ridotto, acquisti di libri (ma poi c’è davvero un acquisto) senza una logica biblioteconomica chiara: ecco la foto della biblioteca di Latina.
Chi ci lavora fa il possibile, ma è una lotta impari. Pennacchi diceva che «se cerchi qualunque libro, nove su dieci non ce l’hanno», e la situazione non è migliorata. L’archivio storico? Semplicemente dimenticato.
Il confronto con le altre città: dove Sta Latina?
Secondo i dati Istat 2021,8 l’Italia ha una media di 1,5 biblioteche pubbliche ogni 10.000 abitanti. Ma in città culturalmente sviluppate, questo numero è molto più alto:
• Bologna: 3 biblioteche pubbliche ogni 10.000 abitanti
• Firenze: 4,2 biblioteche pubbliche ogni 10.000 abitanti
E non si tratta solo di numeri: in queste città le biblioteche sono veri e propri centri culturali, spazi in cui si studia, si creano connessioni, si partecipa a laboratori e incontri. Sono luoghi di aggregazione, poli di cittadinanza attiva. Latina, invece, è ferma.
A Bologna, Firenze o Torino le biblioteche funzionano come motori culturali della città: spazi aperti, presidi di inclusione, officine del pensiero. A Latina, invece, la biblioteca è un luogo chiuso su sé stesso, incapace di evolversi. Una struttura concepita in un’altra epoca, senza l’elasticità necessaria per rispondere alle esigenze di oggi.
Cosa vogliamo fare della nostra infrastruttura culturale?
Qualche segnale arriva dagli Stati Generali della Cultura (o meglio, dalla notizia che dovrebbero esserci). Non sappiamo ancora se positivo o negativo, perché non è chiaro se sia il multiforme progetto dell’Albo degli Artisti che imperava qualche anno fa, con Creo assessore. Per ora sappiamo che una consulente della sindaca ha iniziato le interlocuzioni. Ma interlocuzioni con chi? Con quale mandato? Con quale idea di biblioteca? Il rischio è sempre lo stesso: un’idea di cultura calata dall’alto, senza dibattito pubblico, senza confronto reale.
La Sindaca, che pure ha voluto gestire in prima persona la delega alla cultura, non si presenta in commissione consiliare né può far presentare al suo posto una consulente gratuita personale della Sindaca che non si capisce come sia inquadrata dentro l’amministrazione comunale.
Ci interesserebbe il giusto se non toccasse un punto fondamentale: la cultura non si gestisce per decreti, non si amministra come una pratica di ufficio. La cultura è discussione, conflitto, progettazione collettiva. Le politiche culturali non possono essere il frutto di decisioni chiuse nelle stanze del potere. Devono essere elaborate pubblicamente, discusse, condivise. Dice: «Appunto, facciamo gli Stati Generali». Tutto vero. Se non fosse l’ennesimo sfogatoio, l’ennesimo momento in cui ogni operatore culturale presenta la lista della spesa che poi l’amministrazione non può soddisfare, almeno non per intero. Serve una visione. Serve la politica culturale. Che al suo centro abbia la biblioteca. Perché una biblioteca, come ogni altra infrastruttura culturale, è di tutti. È di questo fine settimana il ricordo organizzato da un gruppo di amici, Per Silvio Di Francia, al Teatro D’Annunzio.9 Credo sia necessario ripartire dalla sua lezione: ripensare la cultura a Latina, proprio ripensando le politiche culturali. Una visione che non si è mai potuta svolgere appieno, ma che andrebbe ripresa, ripensata, rivista.



Partiamo con una domanda scomoda: quale biblioteca vuole Latina? Una biblioteca che esiste per dire che ce l’abbiamo, o una biblioteca che cambia la città?
Latina deve decidere: o una biblioteca viva, o niente
Se vogliamo una biblioteca che sia davvero un’infrastruttura culturale, dobbiamo partire dalle basi:
• Spazi adeguati e funzionali, con un’architettura pensata per accogliere e non per limitare.
• Orari decenti, perché una biblioteca chiusa quando la gente potrebbe usarla è solo un feticcio amministrativo.
• Personale formato e pagato adeguatamente. Le biblioteche non si reggono sul volontariato.
• Un’identità culturale chiara. La biblioteca deve essere il cuore della vita culturale della città, non un ripostiglio di libri in prestito. Nè può limitarsi ad essere un asilo d’animazione per bambini.
• Una rete di alleanze. Università, scuole, librerie, editori, associazioni, cittadini. Senza connessioni, la biblioteca è un’isola, e le isole muoiono.
Latina ha una scelta in vista del 2032: continuare a balbettare sulla cultura o dire chiaramente cosa vuole, che visione ha, quale futuro immagina. La biblioteca è il primo test per capire se questa città ha una politica culturale o solo una cultura della rassegnazione.
Abbiamo bisogno di una biblioteca vera, e ne abbiamo bisogno adesso. Non in un prossimo bilancio, non nella prossima campagna elettorale, non nel prossimo decennio. Adesso.
J. O’Connor, Culture is not an industry, Manchester, Manchester University Press, 2024. Se volete leggere una recensione: https://cityofsound.medium.com/read-culture-is-not-an-industry-by-justin-o-connor-86f7eb56601d
L. Cardarelli, M. Ferrarese, I giorni di Latina, Vela Editrice, 1978.
Dati ISTAT 2021.
Per consultare tutti i dati ufficiali della biblioteca di Latina: https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-LT0048
Sul blog di Massimo Palumbo, oltre ad un rendering del progetto ci sono anche le parole del Sindaco Antonio Corona: https://massimopalumbo.blogspot.com/2013/03/a-proposito-della-biblioteca-stirling.html
Riportiamo un estratto delle parole del già Sindaco: «Il fatto di voler realizzare a Latina strutture per rendere la città più vivibile e porre in atto iniziative culturali d'alto livello che permettano un inserimento anche internazionale non è segno di megalomania o di 'mentalità' faraonica o cesarea come è stato detto da qualcuno con scarsa fantasia o molta mediocrità da piccolo 'borghese', ma è segno di acquisire maturità e di realistiche valutazioni delle potenziali possibilità della nostra provincia e di Latina in particolare: potenzialità che se ignorate ulteriormente, renderanno ancora più stridente il contrasto che già esiste tra la sua forza economica e demografica ed il livello delle attività che essa offre ed il ruolo regionale che le viene riconosciuto o assegnato».
Notizia di questi giorni, i quasi 4 milioni di euro destinati alla riqualificazione/ristrutturazione del Palazzo della Cultura. Ovviamente senza la minima idea su cosa farne: https://www.latinacorriere.it/latina-quasi-4-milioni-per-il-restauro-del-palazzo-della-cultura/
La cifra è in una statistica fatta dal Comune di Latina, Sindaco Coletta, assessore alla cultura Di Francia, il sottoscritto (chi ha scritto l’articolo) era all’interno dello staff del Sindaco a supporto dell’assessorato alla cultura: https://archivio.comune.latina.it/wp-content/uploads/2018/09/NUMERI_BIBLIOTECA-2.pdf
A questo link, nella parte Accessibilità e Chiarezza, è possibile avere qualche informazione in più: https://www.istat.it/scheda-qualita/indagine-sulle-biblioteche/
L’evento è sabato 15 marzo. La pagina è: https://www.facebook.com/profile.php?id=61573946843283